IL CONTAGIO DICHIARATIVO

Cosa si intende quando si parla di contagio dichiarativo nell’ambito della psicologia della testimonianza?

Introduzione

Nel caso in cui i testimoni si confrontino tra loro sugli avvenimenti in esame, si verifica un cambiamento nel ricordo dei vari testimoni, i quali assorbono le informazioni acquisite dagli altri, portando spesso a un ricordo che si discosta dai fatti realmente accaduti. In alcuni casi, l’oratore può imporre all’ascoltatore un nuovo ricordo, cioè un ricordo di qualcosa che l’ascoltatore non ha sperimentato. In altri casi, colui che parla e veicola l’informazione impone all’ascoltatore una resa alternativa di qualcosa che l’ascoltatore ha sperimentato.

Alcuni studi scientifici

Il fenomeno del contagio dichiarativo non si verifica raramente. In uno studio condotto da Gabbert et al. (2003), i partecipanti vedevano alcuni filmati di crimini che differivano per alcune caratteristiche-chiave. Veniva quindi richiesto loro di discutere con un co-testimone e, successivamente, rievocare il contenuto del filmato. I risultati mostrano che il 71% dei soggetti include nella propria rievocazione dettagli erronei forniti dal co-testimone. Lindsay et al. (2004) hanno stimato che informazioni false possano essere impiantate con successo in circa il 30% dei partecipanti allo studio attraverso storie inventate raccontate da parenti.

Nello studio di Roedriger (2001), a due soggetti (di cui uno complice degli sperimentatori) veniva chiesto loro di rievocare le foto mostrate in precedenza, quindi si sono impegnati in un recupero collaborativo, con il complice e il soggetto che, a turno, ricordavano gli elementi delle scene. La maggior parte degli oggetti richiamati dal complice erano oggetti che apparivano effettivamente nella foto, ma lo stesso ricordava diversi oggetti che non apparivano in alcune foto. Dopo una breve pausa, i soggetti ha svolto da solo un test di recupero finale. Dopo aver sentito il complice dello sperimentatore ricordare erroneamente alcuni elementi delle foto presentate, i soggetti hanno incorporato i ricordi dei complici nei propri ricordi e in seguito, nella fase di recupero individuale, ha ricordato gli elementi della scena che non erano presenti ma che erano stati invece rievocati dal complice dello sperimentatore. Quello che accade nel fenomeno del contagio dichiarativo è che i soggetti recuperano gli errori (del complice), ma gli elementi errati sono attribuiti alle scene originali piuttosto che essere attribuiti con precisione al complice. Il meccanismo del monitoraggio della fonte prevede che più le dichiarazioni del complice sono simili alla scena originale, più è probabile l’effetto di contagio sociale; al contrario, quanto più distintivi sono i suggerimenti del complice (o gli elementi suggeriti) da quelli ritratti nella scena originale, tanto meno probabile sarà l’effetto di contagio sociale.

Diversi sono le ricerche che hanno studiato il fenomeno sociale all’interno di contesti comunicativi, l’influenza della conversazione di gruppo viene valutata confrontando i ricordi individuali che i membri del gruppo riportano prima della conversazione con i ricordi individuali che riportano dopo la conversazione. L’effetto del contagio dichiarativo è più forte quando la persona con cui si trattiene la conversazione è famigliare e non un estraneo, quando tre o più persone suggeriscono lo stesso ricordo, quando l’informazione errata è prodotta dal narratore o in generale da colui che sta guidando la conversazione.

Il fenomeno del contagio dichiarativo si verifica anche con i ricordi autobiografici. Nello studio di Harris (2017), l’interazione sociale tra partecipante e complice dello sperimentatore ha introdotto nuovi dettagli nel ricordo individuale dei partecipanti. Innanzitutto un terzo dei partecipanti ha ricordato un nuovo dettaglio suggerito dal complice dello sperimentatore. In secondo luogo, dopo aver ascoltato i ricordi del complice dello sperimentatore, quasi tutti i partecipanti hanno ricordato i dettagli di quanto riportato. In questo caso, è interessante il fatto che anche sentire un’altra persona descrivere il proprio ricordo per un evento non condiviso, senza implicare che questo fosse correlato all’esperienza del partecipante, ha influenzato il ricordo dello stesso.


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Cuc A, Ozuru Y, Manier D, Hirst W. (2006). The transformation of collective memories: studies of family recounting. Memory & Cognition. 34:752–62

Gabbert F, Memon A, Allan K. 2003. Memory conformity: Can eyewitnesses influence each other’s memories for an event? Applied Cognition. Psychology 17:533–44

Harris, C.B., Barnier, A. J. & Sutton, J (2017). Social Contagion of Autobiographical Memories. Journal of Applied Research in Memory and Cognition 6, 319–327

Lindsay DS, Hagen L, Read JD, Wade KA, Garry M. 2004. True photographs and false memories. Psychol. Sci. 15:149–54.

Peker M, Tekcan AI. (2009). The role of familiarity among group members in collaborative inhibition and social contagion. Soc. Psychol. 40:111–18

Roediger, H. L., Meade, M. L., & Bergman, E. T. (2001). The social contagion of memory. Psychonomic Bulletin & Review, 8, 365- 371

Roediger, H. L. & Meade, M. L. (2002). Explorations in the social contagion of memory. Psychonomic Memory & Cognition, 30 (7), 995-100

Roediger, H. L. & Meade, M. L. (2002). Explorations in the social contagion of memory. Psychonomic Memory & Cognition, 30 (7), 995-1009

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