TESTIMONIANZA E MEMORIA AUTOBIOGRAFICA

memoria autobiografica

LA TESTIMONIANZA SECONDO LA PSICOLOGIA COGNITIVA

Ancora oggi si ignora il fatto che la testimonianza non è relegabile al mero ricordo dell’esperienza vissuta. La testimonianza è un processo estremamente complesso e multicomponenziale che ha inizio con la percezione degli stimoli derivanti dall’aver direttamente esperito il fatto e si conclude con la narrazione dello stesso. In corrispondenza di ognuna delle fasi che progressivamente formano la testimonianza, possono presentarsi vizi tali da allontanare l’evento vissuto da quello narrato. Il primo contatto tra il soggetto e l’evento è costituito dalla percezione. Il processo percettivo in sé rappresenta già una limitazione fisiologica, nel senso che è legata alle normali caratteristiche fisiche, neurologiche ed intellettive dell’essere umano. Senza considerare altri elementi fisici ma anche ambientali in grado di affievolire ulteriormente la capacità di percepire quanto vissuto. Non si possono trascurare inoltre una serie di caratteristiche prettamente psicologiche del soggetto, come, ad esempio, le aspettative, i pregiudizi e gli stati emotivi. Ecco quindi che già dal momento della percezione è in realtà presente un filtro soggettivo attraverso cui si vive l’esperienza stessa. L’episodio vissuto viene poi immagazzinato nella memoria del protagonista. Come citato prima, è ancora diffusa un’idea di memoria ormai obsoleta che in realtà non rende giustizia all’insieme di sistemi e di attività correlati che costituiscono la funzione mnestica. Il ricordo non è una riproduzione fedele di un evento, come appunto se venisse registrato da una GOPRO, ma più che altro una ricostruzione dinamica che sfocia in una narrazione sensata e plausibile per il soggetto stesso. Ciò che in ogni caso risulta evidente da un punto di vista empirico, è l’inevitabile esposizione della memoria a fattori di distorsione e deterioramento della traccia mnestica. Il fenomeno dell’oblio è un processo fisiologico che avviene nel lasso di tempo che intercorre tra la percezione dell’evento e la sua rievocazione: la quantità di informazioni perse è proporzionale alla lunghezza di questo periodo. Alla perfetta conservazione degli stimoli percepiti e delle esperienze vissute non si oppone soltanto il deterioramento passivo della traccia mnestica ma anche una vera e propria attività ricostruttiva della psiche; la memoria è un processo costruttivo e ricostruttivo. È stata più volte rilevata la fisiologica predisposizione dell’essere umano a colmare, anche inconsapevolmente, i vuoti che rendono il ricordo incoerente, con l’obiettivo di attribuire significato alle informazioni ricevute. A quanto appena descritto si aggiungono anche diverse fonti di distorsione che possono quindi agire modificando il ricordo, alterandolo e rendendolo anche grossolanamente diverso dall’esperienza vissuta. Oltre a questi aspetti legati principalmente al funzionamento della memoria vanno considerati anche altri aspetti legati al momento della testimonianza in sé in cui il testimone è chiamato a rievocare il fatto vissuto e ad esprimerlo a parole. La rievocazione consiste in un lavorio mentale di “ripasso” che il soggetto informato compie in vista della sua testimonianza. Egli riflette sull’esperienza che ha vissuto, ed elabora una narrazione che sia più coerente e più convincente possibile. Per questo motivo deve operare una “traduzione” delle sensazioni in linguaggio, cui inevitabilmente consegue la generalizzazione e semplificazione dei fatti. Inoltre, il fatto non viene narrato tramite un racconto libero privo di interruzioni, ma la dichiarazione è resa in una dinamica in cui l’interrogante risulta coinvolto nell’assunzione della dichiarazione quanto l’interrogato, rendendo la testimonianza quasi un processo diadico.

LA MEMORIA AUTOBIOGRAFICA SECONDO I RECENTI MODELLI COSTRUTTIVISTI

La memoria è un processo ricostruttivo o, ancora meglio, costruttivo che genera significati e che serve a dare coerenza al sé e che permette di dare un significato ai life outocomes. Uno dei modelli più accurati e recenti che illustrano il funzionamento della memoria autobiografica è quello denominato Self Memory System (Conway & Pleydell-Pearce, 2000).

Gli autori del Self Memory System basano il loro modello sullo studio della relazione tra memoria autobiografica, rappresentazioni di sé, regolazione affettiva e sistema motivazionale. In quest’ottica i ricordi autobiografici sono rappresentazioni mentali temporanee e dinamiche che si intrecciano con le conoscenze semantiche che il partecipante ha di sé e con il suo sistema motivazionale (Conway, Singer, & Tagini, 2004). In accordo con il modello di Conway e Pleydell-Pearce (2000), le informazioni sensoriali e percettive specifiche degli eventi di livello inferiore (event-specific knowledge) sono collegate a strutture di autocoscienza di livello superiore quali informazioni semantiche personali (lifetime periods), eventi di carattere generale (general events) (Barsalou, 1998; Conway, 2001; Conway & Pleydell-Pearce, 2000); i ricordi autobiografici sono organizzati in maniera gerarchica e possono essere recuperati a diversi livelli di specificità.

Si pensa che i ricordi specifici a lungo termine siano organizzati gerarchicamente in strutture simili alla narrativa, definibili “mini-storie”. Queste mini-narrazioni sono nidificate all’interno di linee temporali estese, che sono, a loro volta, nidificate nel Life Story Schema, cioè nella storia della vita (Conway, 2005). Queste strutture narrative sono create formando collegamenti tra ricordi specifici attraverso un processo di ragionamento autobiografico che enfatizza le connessioni temporali, causali e tematiche, nonché i modelli culturali del corso della vita (Bluck & Habermas, 2000).

  • Conway MA, Pleydell-Pearce CW. The construction of autobiographical memories in the self-memory system. Psychol Rev. 2000 Apr;107(2):261-88. 
  • Conway, M. A., Singer, J. A., & Tagini, A. (2004). The self and autobiographical memory: Correspondence and coherence. Social Cognition, 22(5), 491–529.
  • Goldstone, R. L., & Barsalou, L. W. (1998). Reuniting perception and conception. Cognition, 65(2-3), 231–262.
  • Haque, S., & Conway, M. A. (2001). Sampling the process of autobiographical memory construction. European Journal of Cognitive Psychology, 13(4), 529 –547
  • Conway, M. A. (2005). Memory and the self. Journal of Memory and Language, 53(4), 594–628.
  • Habermas, T., & Bluck, S. (2000). Getting a life: The emergence of the life story in adolescence. Psychological Bulletin, 126(5), 748–769.

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MENu: Movimento, Emozioni, Nutrizione

MENu: Movimento, Emozioni, Nutrizione

Nuovo progetto in collaborazione con l’Associazione ANGOLO OdV.

INTRODUZIONE

È ormai sentire comune, anche se non pratica comune, che l’attività fisica è un elemento indispensabile per stare in salute e prevenire le malattie. A differenza di anni fa, tale convinzione si sta facendo strada anche per quanto riguarda la condizione di malattia oncologica: l’attività fisica, o meglio, l’attività motoria adattata alle specifiche condizioni della persona, gioca un ruolo importante sia durante i trattamenti che dopo. Su tale argomento vi è non solo autorevole letteratura scientifica ma anche molte informazioni di qualità diffuse a tutti i cittadini pazienti. Molto meno consolidato è invece il legame fra attività motoria, psiche e nutrizione. Il lavoro sulla psiche e sul vissuto interiore è infatti considerato essenziale ma è spesso visto a sé stante, raramente visto come parte integrante di un insieme strutturato di attività.  Per quanto riguarda la nutrizione poi, la letteratura scientifica è concorde nel ritenerla un pilastro della prevenzione delle malattie e un’arma importante come supporto al loro trattamento  e prevenzione delle recidive in oncologia.

L’obiettivo generale di questo progetto è quello di far vivere un’esperienza complessiva di coinvolgimento dell’individuo in attività psicofisiche e cognitive volte a favorire il benessere globale della persona.

IN CHE COSA CONSISTE MENu:

Il progetto MENu partirà il 24 ottobre 2023 e terminerà a gennaio 2023 e si terrà ad Aviano nel Palazzetto Sportivo.

Il progetto consiste in 12 incontri in cui si svolgeranno attività motoria, tecniche di respirazione counseling nutrizionale con diversi esperti. Nello specifico, terrò alcuni incontri dove si apprenderanno alcune tecniche di respirazione.

Tale progetto rientra nel progetto NAM: NAtura, meditazione e supporto psicologico per costruire il ben stare di pazienti oncologici, ex pazienti e caregivers”. Finanziato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia anno 2023 (L.R. 23/2012)

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BONUS PSICOLOGICO STUDENTI FVG

Bonus Psicologico Studenti FVG

Il Bonus Psicologico Studenti FVG è una preziosa opportunità rivolta ai giovani (studenti iscritti alle scuole secondarie di primo o secondo grado appartenenti al sistema pubblico e privato di istruzione) per permettere loro di rendersi protagonisti del loro benessere e per aiutarli nell’intraprendere percorsi di vita soddisfacenti, ricchi e gratificanti.

In cosa consiste il Bonus Psicologico Studenti FVG:

Il Bonus Psicologo Studenti FVG si applica ad un ciclo di 5 sedute individuali di consulenza psicologica. Il bonus ammonta a 225 euro e copre il 90% del costo complessivo del ciclo di sedute. La famiglia paga solo la quota di euro 25,00, corrispondente a euro 5,00 per ogni seduta di consulenza psicologica, da versarsi al termine della quinta ed ultima seduta presso il professionista psicologo accreditato prescelto. 

Requisiti

  • Residenza in Friuli Venezia Giulia
  • Iscrizione ad una scuola secondaria di primo o di secondo grado appartenente al sistema pubblico e privato di istruzione 
  • Iscrizione ai corsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP)
  • Iscrizione ad una Istituzione scolastica titolare dell’esame finale per il conseguimento del titolo conclusivo di primo ciclo, inseriti nei percorsi personalizzati finalizzati all’acquisizione di competenze necessarie per l’inserimento nel sistema ordinario di Istruzione e Formazione Professionale IeFP 

Per avere maggior informazioni si può consultare il sito Ardiss.

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“ATTRAVERSARE L’OMBRA”

Parlare ai bambini e ai ragazzi della malattia degli adulti

Il progetto “Attraversare l’ombra. Parlare ai bambini e ai ragazzi della malattia degli adulti” è stato creato per supportare i genitori ma anche diversi professionisti nel difficile momento della comunicazione ai piccoli della malattia tumorale dei grandi.

Il libro “Attraversare l’ombra. Parlare ai bambini e ai ragazzi della malattia degli adulti”

Il libro intitolato “Attraversare L’ombra. Parlare ai bambini e ai ragazzi della malattia degli adulti” è il risultato di un prezioso progetto, ormai alla sua 2 edizione, nato dalla collaborazione tra l’associazione Angolo OdV, la biblioteca pazienti del CRO di Aviano e la biblioteca comunale di Aviano (PN).

Il progetto ha lo scopo di guidare e sensibilizzare i grandi sul delicato tema della comunicazione ai più piccoli della malattia oncologica delle persone a loro significative. Nell’affrontare questa tematica abbiamo pensato ai libri come ausilio per entrare nel mondo e nel linguaggio di bambini e ragazzi.

All’interno del volume, oltre ad una dettagliata selezione della letteratura dell’infanzia, trovate un mio contributo sulla malattia oncologica nel sistema famiglia.

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“ATTRAVERSARE L’OMBRA”

Il progetto “Attraversare l’ombra” è stato creato per supportare i genitori ma anche diversi professionisti nel difficile momento della comunicazione ai piccoli della malattia tumorale dei grandi.

La comunicazione della malattia oncologica ai minori

Frequentemente vi è la tendenza a non informare bambini o adolescenti, circa la malattia oncologica dei genitori o di adulti per loro significativi.

Gli esperti ci insegnano che il mancato coinvolgimento di bambini ed adolescenti nelle dinamiche legate alla malattia tumorale ha delle ripercussioni negative. Infatti, peggiora il clima familiare e si stabiliscono delle interazioni familiari che portano all’isolamento dei membri . Il tentativo di “fare come se niente fosse” ed il rifiuto della comunicazione portano alla generazione di una situazione familiare paradossale in cui tutti sanno, ma nessuno può parlare; aumentando così il disagio che i figli ma anche il nucleo familiare in generale sta sperimentando.

Si modificano in senso negativo le capacità gestionali dell’intera famiglia e viene intaccato anche il ruolo genitoriale. Inoltre, l’esclusione dei figli rispetto alla malattia del genitore alimentare un crescente disagio psicologico nei figli, spesso con conseguenze a lungo termine.

Molto spesso anche altri professionisti come insegnanti, psicologi, medici oncologi o pediatri ed altri si interfacciano sul problema della comunicazione relativa al tumore e si trovano ad accompagnare e supportare il nucleo familiare che sta affrontando la malattia oncologica. Gli stessi esperti sono quindi chiamati ad assumere un ruolo in primo piano nel guidare i genitori stessi ad affrontare le diverse fasi del processo comunicativo con i propri cari.

Il progetto “Attraversare l’ombra”

Il progetto “Attraversare l’ombra” è stato realizzato dal CRO di Aviano, in particolare dalla Biblioteca Pazienti, grazie alla preziosa collaborazione con l’associazione ANGOLO OdV di Aviano. Il progetto si ispira all’edizione tenutasi l’anno scorso e vuole riprendere un tema così delicato fornendo nuovi spunti e riflessioni.

Il progetto avrà luogo al Campus del CRO Aviano e si terrà nella giornata di 5 settembre 2023 alle ore 9.00.

Nel corso della giornata si alterneranno diversi esperti al fine di informare e stimolare il dialogo rispetto alla tematica citata portando le proprie conoscenze tecniche e la propria esperienza professionale.

Iscrizioni al portale TOM dal 3/07/23 al 28/08/23: https://formazionecro.sanita.fvg.it/tom_fvg_cro/bacheca.html

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IL CONTAGIO DICHIARATIVO

Cosa si intende quando si parla di contagio dichiarativo nell’ambito della psicologia della testimonianza?

Introduzione

Nel caso in cui i testimoni si confrontino tra loro sugli avvenimenti in esame, si verifica un cambiamento nel ricordo dei vari testimoni, i quali assorbono le informazioni acquisite dagli altri, portando spesso a un ricordo che si discosta dai fatti realmente accaduti. In alcuni casi, l’oratore può imporre all’ascoltatore un nuovo ricordo, cioè un ricordo di qualcosa che l’ascoltatore non ha sperimentato. In altri casi, colui che parla e veicola l’informazione impone all’ascoltatore una resa alternativa di qualcosa che l’ascoltatore ha sperimentato.

Alcuni studi scientifici

Il fenomeno del contagio dichiarativo non si verifica raramente. In uno studio condotto da Gabbert et al. (2003), i partecipanti vedevano alcuni filmati di crimini che differivano per alcune caratteristiche-chiave. Veniva quindi richiesto loro di discutere con un co-testimone e, successivamente, rievocare il contenuto del filmato. I risultati mostrano che il 71% dei soggetti include nella propria rievocazione dettagli erronei forniti dal co-testimone. Lindsay et al. (2004) hanno stimato che informazioni false possano essere impiantate con successo in circa il 30% dei partecipanti allo studio attraverso storie inventate raccontate da parenti.

Nello studio di Roedriger (2001), a due soggetti (di cui uno complice degli sperimentatori) veniva chiesto loro di rievocare le foto mostrate in precedenza, quindi si sono impegnati in un recupero collaborativo, con il complice e il soggetto che, a turno, ricordavano gli elementi delle scene. La maggior parte degli oggetti richiamati dal complice erano oggetti che apparivano effettivamente nella foto, ma lo stesso ricordava diversi oggetti che non apparivano in alcune foto. Dopo una breve pausa, i soggetti ha svolto da solo un test di recupero finale. Dopo aver sentito il complice dello sperimentatore ricordare erroneamente alcuni elementi delle foto presentate, i soggetti hanno incorporato i ricordi dei complici nei propri ricordi e in seguito, nella fase di recupero individuale, ha ricordato gli elementi della scena che non erano presenti ma che erano stati invece rievocati dal complice dello sperimentatore. Quello che accade nel fenomeno del contagio dichiarativo è che i soggetti recuperano gli errori (del complice), ma gli elementi errati sono attribuiti alle scene originali piuttosto che essere attribuiti con precisione al complice. Il meccanismo del monitoraggio della fonte prevede che più le dichiarazioni del complice sono simili alla scena originale, più è probabile l’effetto di contagio sociale; al contrario, quanto più distintivi sono i suggerimenti del complice (o gli elementi suggeriti) da quelli ritratti nella scena originale, tanto meno probabile sarà l’effetto di contagio sociale.

Diversi sono le ricerche che hanno studiato il fenomeno sociale all’interno di contesti comunicativi, l’influenza della conversazione di gruppo viene valutata confrontando i ricordi individuali che i membri del gruppo riportano prima della conversazione con i ricordi individuali che riportano dopo la conversazione. L’effetto del contagio dichiarativo è più forte quando la persona con cui si trattiene la conversazione è famigliare e non un estraneo, quando tre o più persone suggeriscono lo stesso ricordo, quando l’informazione errata è prodotta dal narratore o in generale da colui che sta guidando la conversazione.

Il fenomeno del contagio dichiarativo si verifica anche con i ricordi autobiografici. Nello studio di Harris (2017), l’interazione sociale tra partecipante e complice dello sperimentatore ha introdotto nuovi dettagli nel ricordo individuale dei partecipanti. Innanzitutto un terzo dei partecipanti ha ricordato un nuovo dettaglio suggerito dal complice dello sperimentatore. In secondo luogo, dopo aver ascoltato i ricordi del complice dello sperimentatore, quasi tutti i partecipanti hanno ricordato i dettagli di quanto riportato. In questo caso, è interessante il fatto che anche sentire un’altra persona descrivere il proprio ricordo per un evento non condiviso, senza implicare che questo fosse correlato all’esperienza del partecipante, ha influenzato il ricordo dello stesso.


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Cuc A, Ozuru Y, Manier D, Hirst W. (2006). The transformation of collective memories: studies of family recounting. Memory & Cognition. 34:752–62

Gabbert F, Memon A, Allan K. 2003. Memory conformity: Can eyewitnesses influence each other’s memories for an event? Applied Cognition. Psychology 17:533–44

Harris, C.B., Barnier, A. J. & Sutton, J (2017). Social Contagion of Autobiographical Memories. Journal of Applied Research in Memory and Cognition 6, 319–327

Lindsay DS, Hagen L, Read JD, Wade KA, Garry M. 2004. True photographs and false memories. Psychol. Sci. 15:149–54.

Peker M, Tekcan AI. (2009). The role of familiarity among group members in collaborative inhibition and social contagion. Soc. Psychol. 40:111–18

Roediger, H. L., Meade, M. L., & Bergman, E. T. (2001). The social contagion of memory. Psychonomic Bulletin & Review, 8, 365- 371

Roediger, H. L. & Meade, M. L. (2002). Explorations in the social contagion of memory. Psychonomic Memory & Cognition, 30 (7), 995-100

Roediger, H. L. & Meade, M. L. (2002). Explorations in the social contagion of memory. Psychonomic Memory & Cognition, 30 (7), 995-1009

V CONVEGNO NAZIONALE DI PSICOLOGIA GIURIDICA

Il 12 – 13 -14 maggio 2023 si terrà il V CONVEGNO NAZIONALE DI PSICOLOGIA GIURIDICA a Milano. Nella giornata di giovedì 12 maggio 2023 dalle ore 14.30 terrò un intervento nell’ambito della psicologia della testimonianza ed in particolare parlerò di alcuni recenti sviluppi scientifici relativi al sviluppo di falsi ricordi.

La controversia sull’autenticità dei ricordi repressi (o dissociati) di esperienze traumatiche coinvolge ormai da molto tempo psicologi e psichiatri. Tale dibattito nasce dal fatto che alcuni clinici presumono che i sintomi psichiatrici possano originarsi da ricordi repressi di traumi e diffondo l’importanza di scoprirli ed elaborarli attraverso la psicoterapia affinché possa avvenire la guarigione. Dall’altro lato, diversi studiosi hanno messo in dubbio l’accuratezza dei ricordi che sarebbero stati scoperti o de-repressi in psicoterapia e hanno messo in luce come tali metodi favoriscano l’emergere di falsi ricordi di esperienze traumatiche.

Nel suo recente contributo McNally riporta l’attenzione a questa controversia ancora attuale. descrivendo alcuni esperimenti condotti nel corso degli anni dal suo gruppo di ricerca al fine di testare alcune ipotesi pertinenti sia ai ricordi repressi che allo sviluppo di falsi ricordi a seguito del tentativo di recupero degli stessi.

La ricerca di psicologia sperimentale cognitiva ha fornito alcune prove coerenti con la propensione allo sviluppo di falsi ricordi come ad esempio la difficoltà a distinguere i ricordi di cose percepite da cose immaginate nelle persone che riportano ricordi recuperati di abusi sessuali infantili; tuttavia, non è riuscita a confermare la maggiore propensione a dimenticare le informazioni traumatiche in questi individui. McNally esplora inoltre come ad oggi sembrerebbe esserci poco interesse per i ricordi dissociati del trauma tra gli scienziati clinici mentre questa tematica sembrerebbe essere più permeante nella popolazione generale. Probabilmente i mass media contribuiscono a diffondere credenze sul trauma e sulla memoria che sono in contrasto con la scienza.

McNally R. J (2023). The Return of Repression? Evidence From Cognitive Psychology. Topics in Cognitive Science 00 (2023) 1–14.

Trovate il riassunto del mio intervento nella rivista Psicologia&Giustizia

Per maggiori dettagli sull’evento puoi visitare questa pagina.

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“RIMASTICARE IL PASSATO” (Evento online)

Il 27 Aprile 2023 alle ore 18.30 si terrà online l’incontro informativo sui pensieri ruminativi intitolato “Rimasticare il passato”.

La ruminazione

La ruminazione rappresenta uno stile di pensiero che consiste nel “focalizzarsi passivamente e ripetutamente sui sintomi della propria sofferenza e sulle situazioni che li generano” (Nolen-Hoeksema, 2000; Beck, 1967). In altre parole, secondo Susan Nolen-Hoeksema (Nolen-Hoeksema & Morrow, 1991) l’attività ruminativa può essere descritta come un insieme di “pensieri e comportamenti che mettono a fuoco l’attenzione dell’individuo depresso sui suoi sintomi, sulle cause possibili e le conseguenze di quei sintomi”, favorendo in tal modo lo sviluppo di un umore depresso.

La ruminazione è caratterizzata da una eccessiva focalizzazione attentiva su sintomi negativi che sostiene un pensiero pessimista in grado di ostacolare la produzione di soluzioni e di ridurre la motivazione ad attuarle. Secondo questa prospettiva, quindi, la ruminazione depressiva porterebbe alla depressione attraverso un incremento dell’umore negativo e del pensiero ripetitivo, interferendo così con i comportamenti funzionali.

Esiste un ampio numero di studi su ruminazione secondo i quali chi tende alla ruminazione presenta livelli più alti di sintomi depressivi nel corso del tempo (Nolen-Hoeksema e Morrow, 1991; NolenHoeksema, Morrow, e Fredrickson, 1993; Carver e Scheier, 1990) tende a dare valutazioni sul futuro e su di Sé più negative (Lyubomirsky et al., 1995); ha scarso problem-solving e scarse abilità di coping (Morrow e Nolen-Hoeksema, 1990) facendo quindi più difficoltà ad affrontare le sfide della quotidianità e i momenti stressanti.

Uno stile di pensiero volto alla ruminazione è un fattore coinvolto nello sviluppo e nel mantenimento di un umore depresso. Questo breve incontro intende fornire alcune nozioni sui pensieri ruminativi e su come poterli affrontare.

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BONUS PSICOLOGO STUDENTI FVG

bonus psicologo fvg

Il Bonus Psicologo Studenti FVG è un contributo regionale, destinato agli studenti iscritti alle scuole secondarie di primo o secondo grado appartenenti al sistema pubblico e privato di istruzione, a sollievo degli oneri per attività di consulenza e supporto psicologico.

Il Bonus Psicologo Studenti FVG si applica ad un ciclo completo di 5 sedute individuali di consulenza psicologica. Il bonus ammonta a 225 euro e copre il 90% del costo complessivo del ciclo di sedute. Resta a carico della famiglia la quota di euro 25,00, corrispondente a euro 5,00 per ogni seduta.

Il Bonus Psicologo Studenti FVG è un’opportunità rivolta ai giovani per permettere loro di rendersi protagonisti del loro benessere e per aiutarli nell’intraprendere percorsi di vita soddisfacenti, ricchi e gratificanti.

Maggior informazioni e aggiornamenti al sito ARDISS

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“L’ANSIA E IL RIMUGINIO” (Evento online)

ansia e rimuginio

Il 24 Gennaio 2023 alle ore 18.30 si terrà online l’incontro informativo “l’ansia e il rimuginio”.

L’ansia e il rimuginio

L’ansia è un emozione caratterizzata da aspetti psicologici (come sensazioni di tensione, minaccia, preoccupazioni costanti) e modificazioni fisiche (come aumento del battito cardiaco). Nello specifico, l’APA la descrive come: “L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro accompagnato da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno (APA, 1994 cit. in Franceschina et al., 2004).

Generalmente, le persone che sperimentano eccessivi livelli di ansia spendono molto del loro tempo in un’attività specifica: il rimuginio. Il rimuginio è una catena di pensieri che intrappola la nostra attenzione, ci isola dentro la nostra mente e ci tiene ancorati all’ansia rendendola persistente. In termini più tecnici, rimuginare significa preoccuparsi delle cose negative che potrebbero capitare in futuro e riflettere continuamente (in modo analitico e ripetitivo) sugli aspetti negativi della propria esistenza.

Uno stile di pensiero volto al rimuginio è un fattore di mantenimento di sintomi ansiosi. Questo breve incontro intende fornire alcune nozioni sui pensieri negativi ricorrenti e su come poterli affrontare.

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